Pubblicata dalla rivista ‘Antioxidants’ la ricerca di dottorato di Cristina Terenzi, in collaborazione con Valpharma e Fruttagel. Ne abbiamo parlato con Vincenza Andrisano, docente di chimica farmaceutica dell’Università di Bologna, e responsabile scientifica del CIRI-MAM presso il Tecnopolo di Rimini, che ha seguito il progetto.
Prendi una mela, una pesca o un’albicocca, ricavaci un buonissimo succo di frutta che metterai sul mercato. Che ne farai di bucce, semi, torsoli e di tutti gli scarti avanzati se la tua è una produzione industriale? Perché non provare ad analizzarli e a verificarne le possibilità di riuso, magari in altri settori?
A chiederselo è stata Cristina Terenzi, nel suo progetto inserito nel dottorato in ‘Scienza e Cultura del Benessere e degli Stili di Vita’ del Dipartimento di scienze per la qualità della vita dell’Università di Bologna, Campus di Rimini, dal titolo “Prodotti secondari del settore agroalimentare da valorizzare nell’industria farmaceutica, cosmetica, nutraceutica, del packaging, per una green circular bioeconomy”. La tesi è stata pubblicata in questi giorni sulla rivista internazionale Antioxidants (qui l’articolo https://www.mdpi.com/2076-3921/13/5/604). A credere nel progetto, oltre ad Unirimini, sono state Valpharma International S.p.A. di Ponte Messa, insieme alla Fruttagel di Alfonsine (Ra).
Il progetto di dottorato si allinea anche agli obiettivi della “riprogrammazione del PON Ricerca e Innovazione”. Utilizzando infatti tecniche selettive e ad alta resa con solventi atossici di grado alimentare che non producono ulteriori scarti, la ricerca mira a ottenere estratti di alto valore aggiunto per nuovi prodotti nutraceutici e cosmetici. Il riutilizzo dei sottoprodotti ridurrà l’impatto ambientale, contribuendo alla lotta contro i cambiamenti climatici e preservando l’ecosistema.
Ne abbiamo parlato con la professoressa Vincenza Andrisano, docente di chimica presso l’Unirimini, che ha seguito Cristina Terenzi nel progetto.
A che risultati siete arrivate?
“I prodotti secondari della frutta sono ricchi di polifenoli, in quantità che non si discosta molto dal prodotto primario. Noi abbiamo ottimizzato metodi estrattivi efficienti e sostenibili, effettuando un’accurata caratterizzazione chimica e funzionale, e da queste matrici abbiamo ricavato estratti concentrati che contengono un insieme di polifenoli con proprietà interessanti sia per la cosmesi, che per la nutraceutica”.
A quali prodotti potrebbero essere destinati?
“I polifenoli hanno molte proprietà, oltre a quelle antiossidanti già note per ridurre il rischio di stress ossidativo, e quindi possono essere utili per tutti i prodotti che favoriscono il benessere della persona. Diversi studi epidemiologici suggeriscono un’associazione positiva tra l’assunzione dei polifenoli e i benefici alle funzioni cognitive, prevenzione del diabete e delle malattie degenerative. Oltre all’inserimento in prodotti nutraceutici, i polifenoli trovano un’ottima collocazione nei prodotti cosmetici, per il benessere della pelle. Infatti, gli estratti dei sottoprodotti della mela contengono florizina, utile per la pelle grassa. Gli estratti di pesca sono ricchi di acidi clorogenici, che proteggono dai raggi solari e dall’invecchiamento. Gli estratti di soia, ricchi di isoflavoni e fitoestrogeni, prevengono gli effetti collaterali della menopausa e rallentano l’invecchiamento della pelle.
Esistono già in commercio prodotti che sfruttano le potenzialità di questi prodotti secondari della lavorazione di frutta e verdura?
“Sì, esistono già prodotti del genere in commercio, vengono chiamati ‘upcycled’, e forse in futuro saranno sempre più richiesti”.
Qual è il lavoro che la dott.ssa Terenzi farà ai laboratori di Valpharma International?
“Il secondo step della ricerca sarà appunto la realizzazione, presso i laboratori di Valpharma International, di formulazioni a base di questi estratti. Ad esempio, mettendo a frutto l’esperienza dell’azienda, potranno essere formulate compresse a rilascio controllato, che possono selettivamente rilasciare polifenoli ad azione prebiotica nel tratto intestinale, salvaguardando il microbiota e favorendo il benessere della persona”.
A cura di Alessandro Caprio